Nel Limbo
NEL
LIMBO, una sola parola per descriverne molte, tante vite appese a un filo, che vacillano tra lo stare bene e lo stare male,
tra attimi di felicità e attimi di tristezza, tra domande
e risposte mai avute, tra questioni e consensi. Loro sono anime tormentate, sospese che non trovano pace e vivono i loro giorni nei dubbi in attesa di qualcosa che probabilmente non arriverà mai: loro, noi, io tutti sospesi nella "placenta" aspettando il domani più incisivo. Forte è il mio desiderio
di riscattare la loro esclusione
sociale, la loro personalità, il loro essere stati e
il loro essere adesso, nudi da tutto quello che erano e che sono, strappati dalla loro vita quotidiana per qualche sfortunato evento accaduto in un momento sbagliato, dove il loro essere è più
fragile. L'unico modo per concretizzare la
mia idea è stata quella di allontanarmi dallo stile classico del reportage fotografico
tipico degli anni Sessanta e Settanta del '900 a cui mi sono ispirata, per iniziare questo progetto. Ho
fotografato la loro quotidianità, il loro modo di affrontare la vita, di porsi con gli altri, nei loro momenti migliori tralasciando i peggiori (ma non sempre), cercando, anche
se solo per qualche ora, di fargli dimenticare il motivo per cui si trovano lì, perché
la loro personalità, i loro affetti, le loro passioni
non cessano di esistere
ma sono solo messe da parte.
Tutti i luoghi, le stanze,
gli oggetti personali, i
vestiti e i loro occhi
sono intatti dalla loro persona e umanità,
e io ho fotografato proprio questo,
tutto
quello che è ancora intatto dentro di loro, perché in fondo oltre quelle mura, che separano
quel mondo dal nostro, si trovano persone che soffrono, che ridono,
che hanno ancora degli obbiettivi e
che hanno bisogno di noi per non sentirsi
emarginati.
Mi imbatto spesso, come ricerca personale, in visi, che hanno in se un vissuto che in qualche modo accende il mio interesse: per il tempo di uno scatto divengo loro. Ecco, le immagini presenti "Nel Limbo" ti danno questa opportunità, di osservare essendo osservati una tra le tante possibilità, una tra le tante realtà che marginalmente fai tua tutti i giorni e che releghi in un angolo della memoria. Poi accade che l'immagine divenga, suo malgrado, invasiva, che si imponga alla tua attenzione, ne rimaniamo sedotti e ci comportiamo come se stessimo guardando gli animali allo zoo: attratti e timorosi senza renderci conto che basta un cambio di prospettiva per essere noi quelli osservati, quelli di cui avere timore.
RispondiEliminaUn lavoro coerente basato sull'ascolto, bei ritratti
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