venerdì 16 febbraio 2018

CAPTIVITY

cAptivity
Il luogo da me selezionato è “Zoom”, un bioparco ispirato al moderno concetto della zoo-immersione situato a Cumiana, nella provincia piemontese di Torino.
Per quanto gli animali siano ben tenuti, con gabbie pulite e la possibilità per alcune specie inoffensive di vagare per il parco, la libertà è comunque irraggiungibile. Allora Zoom si trasforma di volta in volta in luogo istruttivo per le scolaresche, parco divertimento per le famiglie, centro per preservare animali a rischio di estinzione per i biologi, oppure alla stregua di un lager agli occhi dell’animalista. La sua molteplice natura nasce dal rapporto empatico che si crea tra gli animali e i visitatori, dai dubbi etici che vengono continuamente sollevati da queste strutture, domande che richiedendo di volta in volta una presa di posizione da parte dello spettatore.
Attraverso una serie di fotografie da me scattate ho voluto ritrarre la vita di alcuni pinguini tenuti in cattività. Non ponendomi nelle condizioni di una fotografia documentaristica oggettiva, ho invece scelto connotare fortemente l’immagine, riproducendo una serie di “errori fotografici” (dall’aberrazione cromatica alla sfocatura, dal taglio allo strecht) e giocando sui colori per enfatizzare l’atmosfera della cattività. Sebbene i pinguini fossero infatti ottimamente tutelati dall’ente, ho voluto comunque prendere posizione circa la qualità di vita degli stessi, confinati in delle “gabbie dorate”. In questo senso ho cercato di ricalcare la posizione del regista Werner Herzog, il quale pone continuamente interrogativi etici allo spettatore, scegliendo di rappresentare porzioni di realtà in questo senso significative (si veda Grizzly Man, 2006). 











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